I ponti del Medio Volturno                              Home page

 

(Ponte ai Quattroventi)

 

Simeone A. Veccia

IL SEQUESTRO DELL’ING. GIUSTINO FIOCCA DA PARTE DELLA BANDA DI CARLO GIULIANO NELLA VALLE DELLE CAMPETELLE IN LOC. SANTA MARIA DELL’ORAZIONE IL 5 GIUGNO 1863

 

Il Brigantaggio interessò per lungo periodo il territorio della Provincia di Terra di Lavoro e numerosi furono i fatti delittuosi perpetrati. Alcuni conosciuti, sui quali è stato già sufficientemente indagato, altri meno noti, che meritano di essere riportati nella Memoria Storica. Anche il nostro Comune ne fu interessato.

Il triste evento che colpì la famiglia del Sindaco Scotti Antonio nel novembre del 1863 è solo il fatto di maggior gravità, ma altri ne furono commessi. Uno accaduto pochi mesi prima, mutò probabilmente il “corso della vita del nostro Paese”. Intendiamo far conoscere, seppur per sommi capi, il fatto, riproponendoci una più adeguata indagine in futuro.

L’Ing. Giustino Fiocca di Napoli, ingegnere provinciale di Terra di Lavoro, fu sequestrato dalla banda di Carlo Giuliano di Marzano in località Santa Maria dell’Orazione, nella Valle delle Campetelle, in territorio fra i Comuni di Baja Latina, Roccaromana e Pietramelara, il 5 Giugno del 1863 alle ore 11,30 a.m. L’episodio mostra risvolti inquietanti e romanzeschi; meraviglia la cronologicità dei fatti; la coincidenza di circostanze; il susseguirsi di avvenimenti che sembrerebbero preordinati, pur non presentando un apparente nesso; il verificarsi di eventi, che nonostante fossero temuti, non si avvertirono in tutta la loro potenziale drammaticità, ma che purtroppo fecero sentire, in seguito, il loro effetto infausto.

La vicenda è legata alla costruzione del Ponte sul Volturno ed alla individuazione del sito più opportuno per edificarlo. Esponiamo cronologicamente e brevemente i fatti onde collocare il sequestro nel suo contesto storico-sociale.

Dall’inizio del secolo scorso cominciò a farsi strada fra le popolazioni del Circondario la convinzione della necessità di un ponte sul Volturno che mettesse in comunicazione le due sponde della Valle. L’attenzione era focalizzata sulla scelta del luogo idoneo alla costruzione. Furono indicati alternativamente la Scafa di Pietravairano (di S. Angelo o di Raviscanina) e quella di Baja, nel luogo ove ancora oggi sono visibili i resti del Ponte dell’Inferno. Opere così importanti scardinavano antichi privilegi; toccavano rilevanti interessi; modificavano usi e consuetudini, talvolta secolari; avrebbero mutato il corso dei commerci, del traffico e delle comunicazioni. Erano occasioni da non sottovalutare e, soprattutto, da non perdere; Il fatto fu vissuto con passione dalle popolazioni contendenti consapevoli degli effetti che ne sarebbero derivati. Gli interessi economici, i desideri, i campanilismi, non tenevano conto, (o ne tennero solo in parte) delle condizioni tecniche, orografiche, fisiche e geologiche dell’alveo, delle sponde e della campagna circostante, della instabilità del corso del fiume della sua continua mutevolezza e della notevole portata d’acqua, soprattutto nei periodi di piena.

Il Fiume, lo sappiamo, scorre fra sponde basse, a volte inesistenti solcando il terreno senza distinguersene pienamente come se ne fosse la naturale continuità. Edificare opere stabili, in un contesto così incerto e mutevole, comportava notevoli sforzi economici e finanziari e presentava rischi tecnici non trascurabili. Opere sicure richiedevano sponde alte e resistenti, oppure ponti lunghi, a molti archi, capaci di superare l’ampiezza della sezione del fiume.

Furono elaborati e proposti diversi progetti: ma su due fermeremo la nostra attenzione, entrambi proponevano l’opera alla scafa di Raviscanina, diversi fra loro per condizioni artistiche, tecniche e per l’impegno finanziario occorrente.

Il quattro novembre del 1857 il Genio Civile presentò un progetto artistico che prevedeva un ponte a 15 archi da edificarsi su platea generale, redatto dagli Ingegneri Sigg. Tommaso Tenore, Giuseppe Cassetta e Attilio D’Avitaja. Importo dell’opera Ducati 91.000 (lire 390.150). Era prevista la Platea Generale per mancanza di Tufo compatto che potesse sorreggere le fondamenta a pile separate: una scelta obbligata e costosa determinata dallo stato dell’alveo e dalla mutevolezza del corso del fiume.

La Deputazione Provinciale nella seduta del 7/12/1859 espresse apprezzamento per le buone fattezze dell’opera, ma invocò moderazione nella spesa indicata dallo stesso Ufficio nel 1833 in D. 14.000; nel 1853 in D. 28.000; nel 1857 in D. 91.800.

Nel 1860 il secondo progetto, redatto dall’Architetto Sig. Giacomo Torti di Piedimonte d’Alife, prevedeva la costruzione di un ponte a TRE soli archi con una spesa di Ducati 30.000 (lire 127.500).

Il Consiglio Superiore dei LL. PP. ritenne il progetto NON MERITEVOLE DI DISCUSSIONE, perché carente dal punto di vista tecnico.

Il Sig. Torti proponeva la costruzione dell’opera a sue totali spese, dando anche idonea, garanzia ipotecaria, riservando all’Amministrazione provinciale la FACOLTA’ DI ACQUISTARLO per 30.000 ducati, ma riservandosi una serie di diritti e prerogative, anche di natura finanziaria.

Il seguito (1862) precisò che, stante le difficoltà tecniche dell’edificazione determinate dalla mancanza di tufo compatto, dalla notevole portata di acqua nel periodo autunnale dalla continua mutazione del corso e dalla mancanza di sponde in quel sito, occorreva “canalizzare” l’alveo a monte del ponte, si offrì di farlo con una spesa aggiuntiva di soli 7.000 ducati.

I due progetti vennero giudicati entrambi inattuabili. Si impose la realizzazione di un TERZO progetto MEDIO per economicità, tra i due presentati, risultati entrambi non rispondenti alle richieste, PERCHE’ MAESTOSO IL PRIMO, MA NOTEVOLMENTE DISPENDIOSO; DI RISPARMIO IL SECONDO, MA GRETTO PER CONDIZIONI TECNICO-ARTISTICHE.

Per trovare idonea soluzione la Deputazione Provinciale di Terra di Lavoro nella seduta del 17/5/1862 deliberò di affidare all’Ing. Giustino Fiocca di Napoli, con studio in via Chiatamone 29, l’incarico di esprimere un autorevole parere che ponesse nella condizione di scegliere con ragione ed oculatezza.

L’Ing. Fiocca si recò nel nostro Paese, ispezionò il fiume a monte ed a valle del sito indicato, condusse studi ed analisi sul territorio e sul corso del fiume, calcolò la portata, massima nelle piene, attese le piogge e verificò “sul campo” i suoi studi, redasse carte del fiume e della campagna circostante. La Deputazione Provinciale fu messa così nella condizione di comprendere la inadeguatezza del sito prescelto e del rischio che, nei periodi di piena, l’acqua “aggirasse” il ponte ad ovest dilagando nella pianura di Pietravairano, ed accolse con tale favore i risultati da ordinargli con successivi deliberati del 17/7 e 25/9/1862 la realizzazione di un terzo progetto. L’incarico fu formalizzato con lettera del Prefetto del 29/9/862 n. 16943. Il 30/9/62 con lettera n. 16948 ne fu fatta comunicazione al Ministero degli Interni di Torino che, il successivo 10/10 diede parere favorevole all’incarico affidato. Anche il Consiglio Provinciale Generale da parte sua, con proprio deliberato del 13/9/862 ampliando ulteriormente l’originario incarico, autorizzava l’ing. Fiocca 1)a redigere un nuovo progetto, anche in sito diverso; 2) a prevedere le opportune strade di collegamento; invitandolo a porre attenzione alla costruenda strada Baja-Riardo, avvalendosi degli studi e della collaborazione dell’ing. Tucci di Riardo; 3) a studiare un più organico “SISTEMA STRADALE”.

Il 7 novembre successivo l’ing. Fiocca informò il Prefetto di essersi recato a Baja Latina, di aver completato gli studi precedentemente intrapresi e di aver studiato il tracciato delle nuove strade avvalendosi della collaborazione dell’ing. Tucci. In particolare poneva in evidenza la consistenza delle sponde nel sito individuato, la impossibilità di un “dilagamento” del fiume nelle campagne perché risultava ben incassato; infine la più semplice ed ovvia delle considerazioni: i romani ottimi architetti, avevano scelto quel sito duemila anni prima perché ritenuto il più idoneo.

Questo in linea di massima il suo progetto.

Il ponte sarebbe stato realizzato alla scafa di Baja; da esso si sarebbero irradiate una serie di strade in direzione dei maggiori centri e vie di comunicazione creando un collegamento diretto fra il Distretto di Piedimonte d’Alife e quello di Teano, Capua, Cassino e Caserta: 1) da Rasignano a Riardo, con proseguimento per la Ferrovia e Teano, attraverso: Dragoni, Latina, Baja e Pietramelara; 2) Da Baja a Pietravairano (nel tracciato occupato dall’attuale superstrada per Telese; 3) dal ponte ad Alife e Piedimonte da un lato ed a Baja dall’altro. Il tutto con una spesa di 80.000 ducati (lire 340.000). Il “SISTEMA STRADALE” sarebbe stato successivamente completato con l’innesto di una strada per Capriati al Volturno, e di un’altra da Piedimonte per Caserta lungo la direttrice di S. Simeone che avrebbe incrociato a Rasignano quella proveniente da Riardo.

Il progetto suscitò clamore ed interesse per alcuni, delusione e tradimento di aspettative per altri. La Deputazione Provinciale apprezzò l’economicità e le qualità tecniche dell’opera. Con la spesa che altri avevano previsto per la edificazione del solo ponte, l’ing. Fiocca assicurava la creazione di una rete stradale moderna ed efficiente.

Occorre inoltre porre in evidenza che l’Opera si sviluppava lungo direttrici ritenute fino ad allora luoghi impervi, selve impraticabili idonee solo ad ospitare delinquenti e briganti, per questo inospitali per ogni commercio da evitare per la sicurezza dei viandanti.

Di fronte alle proteste dei Paesi della sinistra del Volturno la Deputazione Provinciale nominò una Commissione Tecnica di cui facevano parte il Fiocca e i Consiglieri Provinciali di Piedimonte, Teano, Caiazzo e Rocca d’Evandro, con l’incarico di esaminare i luoghi e gli studi condotti dall’Ingegnere. La Commissione avrebbe riferito alla Deputazione nella seduta del 16/6/1863.

Ai primi di giugno il Fiocca ritornò a Baja per completare i suoi studi; il 5/6/63 con una comitiva di persone stava percorrendo la Valle delle Campetelle per eseguire rilievi tecnici relativi alla costruzione della strada. La comitiva era formata dall’Ingegnere Fiocca, dal suo assistente ing. IOVINO di Capua, dall’arch. Torti di Piedimonte, dal Capitano dellla G. N. Giovanni Burrelli e dal di lui fratello Sig. Leopoldo Burrelli, dal Luogotenente della G. N. Michele Scotti e da otto militi. Alle ore 11,30 la comitiva fu assalita da una banda di briganti forte di circa 30 individui in loc. S. Maria dell’Orazione fra le montagne Olivella e S. Maria degli Angeli a N.O., Castellone e Columbro a S.E. nella gola detta Costa Pelata. Ne seguì un violento scontro a fuoco. Furono colpiti: il milite Adamo Grillo alla testa ed al torace, morì nella notte a Pietramelara; in modo lieve i militi Cunti Vito, D’Onofrio Luigi, Diodato Antonio, il luogotenente Michele Scotti.

Furono sequestrati l’ing. Fiocca, il suo aiutante Iovino ed il Sig. Leopoldo Burrelli; rimasero coinvolti due persone che si trovarono a transitare per caso, tali Agnone Raffaele e Costantino di Roccaromana. Il luog.te Scotti catturato dai briganti fu liberato dal coraggioso intervento del milite Pecoraro Francesco che il 21/6/63 fu segnalato dal Prefetto alla Commissione sulla repressione del brigantaggio per un riconoscimento.

Si distinsero i militi Tobia Foela, Gennaro Russo, Francesco Pecoraro tutti della G. N. di Baja che con il loro coraggio, evitarono un più pesante bilancio. La banda, con gli ostaggi, si rifugiò prima nel bosco di Columbro, poi in luogo inaccessibile, sul Monte Melito in direzione di Roccaromana.

Immediatamente dato l’allarme fu allerta la G. N. dei paesi limitrofi; I Reali Carabinieri della Stazione di Pietramelara in perlustrazione nelle montagne della Petrosa furono avvertiti da un emissario del Sindaco Antonio Scotti e si diressero sul luogo dello scontro. Ivi trovarono agonizzante il milite Adamo Grillo ed il contadino Agnone. Ne fu informato prontamente il Sig. Prefetto della Provincia che diramò gli opportuni ordini alle autorità militari ed ai Reali Carabinieri di Caserta. Il giorno successivo pervennero in Prefettura i rapporti scritti dalla Guardia Nazionale di Roccaromana, del Sindaco di Teano, dei Reali Carabinieri di Pietramelara e del Comando Provinciale, del Sindaco di Baja Latina, del Sindaco di Pietravairano che, peraltro, informava di uno scontro a fuoco nella sera del 5 giugno avvenuto sul Volturno nei pressi della Masseria della Marchesa di Gioia, fra i militi della locale G. N. e un gruppo di briganti.

A sera verso le ore 22 giunse a casa del Sindaco Scotti il giovane ing. Iovino; inviato con una richiesta di riscatto di seimila ducati per la liberazione dei prigionieri. Quella stessa notte si raccolsero duemila ducati; dovette essere una notte molto movimentata, poiché pare che 1.500 dei 2.000 ducati fossero stati forniti dal Marchese Sanniti di Pietramelara (lo riferisce lo stesso Fiocca in un successivo biglietto inviato al Segretario della Deputazione). Sul far del giorno la somma fu consegnata ed alle ore quindici i prigioni furono rimandati liberi.

La banda di briganti si diresse, inizialmente verso Roccaromana; il giorno successivo, a riscatto pagato, fu avvistata sul Monte Maggiore, in direzione di Formicola in località Boscarello. A sera entrò nel Comune di Croce e portò via dalla casa del Tesoriere comunale Agostino Izzo la somma di 650 ducati di proprietà del Comune, quindi si diresse verso la Regia Strada degli Abruzzi. Il giorno 7 i briganti furono intercettati, alcuni sulle montagne di Venafro, altri a Casafredda di Teano, in direzione di Marzano, riuscendo a sfuggire all’inseguimento.

Il fatto accaduto, di enorme gravità, pose dubbi sulla riunione del 1/6/63 presso la Deputazione Provinciale della Commissione Tecnica nominata per la scelta del sito ove costruire il ponte, ma lo stesso ing. Fiocca confermò che, nonostante l’accaduto, sarebbe stato presente alle ore 12 presso la Prefettura di Caserta per relazionare sul progetto redatto e sui lavori della Commissione.

La riunione si tenne all’ora prevista e la Deputazione il 23/7/63 DICHIARO’ PREZIOSO E SODDISFACENTE il rapporto illustrato, confermò l’incarico per consentire al Consiglio Generale di prevedere al spesa nella redazione del bilancio del 1864.

Il 25/8/63 il progetto venne ufficialmente pubblicato sul quotidiano “La Campania”.

Le proteste dei paesi della sinistra Volturno non si fecero attendere. Particolarmente energiche quelle dei Comuni di Valle di Prata e di S. Angelo di Alife.

L’Ing. Fiocca venne accusato di simpatie e riconoscenza verso Baja e di volere, col pubblico denaro accontentare la FERTILISSIMA E RIDENTE CITTADINA (BAJA) A DANNO DEGLI ALTRI COMUNI; furono anche fatte allusioni a interessi di parte.

Ufficialmente proseguì il cammino del progetto Fiocca.

In data 11/9/863 il Prefetto invitò i Comuni di Alvignano, Dragoni, Baja Latina e Pietramelara a deliberare sull’assunzione di spesa per l’occupazione dei terreni, il livellamento e l’allargamento delle strade entro e fuori dai centri abitati e per l’assunzione formale degli ingegneri progettisti da parte dei Comuni interessati.

Il giorno 21 settembre si riunì alle ore 11 a.m. in Caserta il Consiglio Generale di Terra di Lavoro sotto la presidenza del consigliere Polsinelli Giuseppe. La riunione fu vibrante. Si susseguirono gli interventi pro e contro il progetto Fiocca ed alle ore 5 p.m. il Presidente mise ai voti la proposta del consigliere Angelo Incagnoli per la costruzione del ponte alla scafa di Raviscanina. Il Consiglio espresse la seguente votazione: 27 voti a favore, 11 contrari, 6 astenuti. Definitivamente e con un capovolgimento radicale di fronte, si decise l’edificazione dell’opera alla scafa di Raviscanina. Votarono a favore della proposta anche alcuni dei consiglieri che in Commissione, prima, ed in Deputazione, poi, avevano sostenuto il progetto Fiocca.

Il ponte sarà costruito solo nel 1908.

La scelta diede ragione a quanti sostennero che le strade dovevano percorrere sentieri sicuri, contro l’opinione dello stesso Fiocca, vittima del sequestro, che continuò, nonostante l’accaduto, ad affermare che il brigantaggio si combatteva anche e, forse, soprattutto con la costruzione di strade, con le conoscenze ed il commercio. Lasciare i Paesi senza strade equivaleva ad abbandonarli nelle mani dei briganti e degli uomini di malaffare.

Quanta attualità si scorge in quell’opinione!

 

 

 

Bibliografia:

Archivio di Stato di Caserta – Atti di Prefettura – Gabinetto – anno 1863

Archivio di Stato di Caserta – Amministrazione Provinciale – Atti – fascicoli 320/329

                                               Amministrazione Provinciale II inventario – Anno 1865

Archivio di Stato di Caserta – Consiglio Provinciale, Deputazione – Anno 1863         

 

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